flume studio

Quello che nel libro non c’e’…

…di seguito quello che ho scritto per il libro sul Distretto 51 scritto da Gianni Beraldo. Alcune cose sono state tolte (anche se non so perchè).


Il distretto è come una valanga. No: è una valanga. Dove passa prende su qualcosa e non lo lascia più.
Nell’89 questa cosa passa dalla mia vita, mi prende dentro e non mi lascia più. Mi ricordo, come ieri, il primo contatto. Credo fosse maggio, ma forse no: a Villa Ponti c’è una rassegna di musica targata VA e il distretto non è soltanto uno dei tanti gruppi in rassegna: É IL distretto, cioè: un’istituzione, come un sabato pomeriggio al Borducan, il gruppo più longevo, quello che “faceva” Springsteen quando nessuno sapeva chi fosse, e che ha smesso quando tutti cominciavano. Insomma era qualcosa di più di tutti gli altri.
Al termine del concerto, con l’incoscienza tipica dei principianti che non sanno quello che fanno ma sanno a cosa non si deve rinunciare, chiedo a uno del gruppo (un tipo più o meno pelato e con gli occhiali; scoprirò più tardi che era il cardiologo, non quello che suona il sax, quell’altro): “vi serve un saxofonista?”.
…In effetti qualsiasi risposta avessi ricevuto avrebbe fatto lo stesso per me: io non ero un saxofonista, capisci?. Suonavo da poco più di sei mesi, non sapevo neanche dov’era il sol diesis e neanche cosa fosse… Ma la vita è più imprevedibile dei nostri infiniti finti ragionamenti e come risposta ricevo una domanda: “di che segno sei?”. Che cosa centrano le stelle adesso?? (centrano centrano). Vergine, rispondo. Mi dispiace prendiamo soltanto quelli del capricorno. Ah, penso, o dico. E adesso? mi dice; la terra mi manca da sotto i piedi. Poi con quel sorriso tipico di chi sorride ad un ingenuo “ti sto prendendo per il culo” mi dice e nell’aria c’è già un inconsapevole o inconscio benvenuto e un sacco di altre cose che avrei scoperto nei 18 anni successivi e che sono diventati ricordi, molti dei quali dimenticati ma quasi tutti presenti in queste ossa.
Nasco quando volete voi, rinasco adesso. Così è. Così è stato.
18 anni con i ragazzi del distretto dal giorno del foglio rosa fino a poco fa, anzi dopo (stasera ci sono le prove). Attraverso la luce dei concerti e i grigi delle varie crisi di quello o di quell’altro, e mie.
Concerti davanti a migliaia di persone, e quelli per migliaia di persone con nessuno davanti. O ancora quelli con l’incubo dell’esame di analisi 2 o di fisica tecnica il giorno dopo.
E poi gli aneddoti. Mi viene in mente di quella volta in cui, a Cabiaglio, alcuni giornalisti vennero a intervistare il Bobo durante le prove prima di un concerto. Al termine gli chiedono se possono fare delle foto mentre suoniamo. Idea al volo: Bobo prendi, e in un attimo la sezione fiati si allarga, lui che fa finta di “sboffare” tanto nelle foto non si sentono le stecche. Da quel giorno in tutti i giornali il Ministro suonava il sax come Clinton, forse anche meglio. (Quanto c’è di vero nelle notizie che leggiamo? …ma questa è un’altra…storia…).
E di quando Ivan cominciò a chiamarmi fritz (poi diventato free-tz) per far credere a sua moglie che ero tedesco, e io a far finta di non capire e di non parlare l’italiano…
E poi ti di quella volta… no non posso…
Questa più di tutte: in macchina verso la prima prova a Castronno. Io che guido. Qual è il viaggio più lungo che hai fatto da quando hai la patente? Mi chiede Fabrizio.
Questo.

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