flume studio

Keep your eyes on the price

“Se il prezzo fosse l’unico elemento troveremmo una soluzione, varrebbe la pena provare. Invece non è così…” – dall’intervista a Piero La Falce, Presidente della Universal. Quando mi capita di leggere delle biografie di musicisti che apprezzo, cerco sempre di capire quali siano (stati) i loro modelli, e poi mi piace conoscerli. In fondo, come diceva Borges, “Ogni artista crea i suoi precursori. La sua opera modifica la nostra concezione del passato, come modificherà il futuro”. Così ho scoperto che Caetano Veloso ha fatto i solchi su un disco di Davis (“Sketches of Spain”), che Jarrett ha ascoltato per un sacco di tempo un disco di Mingus in solo …al piano(!), o che Jagger adora Jarrett, e che … insomma quello che voglio dire è che oggi ci si ritrova a masterizzare (chi lo fa) centinaia di dischi di buona qualità per il 10 %, ascoltati un po’ con le casse del pc, un po’ a casa mentre si lava i piatti, ma tra tutti questi non c’è quasi mai un cd che vale la pena di acquistare veramente. Siamo arrivati ad ascoltare della musica superficiale in modo superficiale e la profonda insoddisfazione non è che una conseguenza naturale… Così il prezzo dei cd è solo uno dei problemi, non certo l’unico. Come ogni cosa che viene considerata prodotto di consumo, anche il disco oggi ha una data di scadenza: la musica che esce oggi (ma non sempre, per fortuna) fra qche mese “va male”, come il latte. Così, con l’illusione di vendere di più dando al mercato un prodotto con una data (non dichiarata) di scadenza, le case discografiche hanno ora constatato che tutti questi cd scaduti (e scadenti) tornano prima o poi inevitabilmente al mittente. La cosa più triste, e su cui credo sia bene riflettere, è vedere un cd che è fatto esclusivamente (o quasi) per vendere, che non vende affatto. Voglio dire che finché un cd non commerciale non vende, tutto bene, ma quando un cd è soltanto commerciale ed esce quasi solo esclusivamente per creare fatturato, e poi non vende, beh, allora la situazione è proprio disperata! Io preferisco comprare un prodotto che mi dura anche tutta la vita. Se le regole del commercio non supportano questa pretesa, che è soprattutto un bisogno (per la crescita, intendo), allora vuol dire che questo sistema è tutto (o quasi) sbagliato, e che dobbiamo inventarci o trovare un qualcosa in cui la vera qualità è ri-cercata, e che non è quella, spesso fasulla, dei sistemi certificati… Ma che cos’è la qualità? Forse qualcosa che fa crescere e ricercare sempre. È forse quella cosa per cui ad ogni domanda che mi pongo e a cui lavoro, mi fa nascere delle risposte che sono origine di nuove domande. Ma chi può dire che una cosa fa crescere e l’altra no? Credo che la nostra coscienza dia sempre consigli validi per noi… il problema è ascoltarla con tutto questo casino intorno (“tanto rumore per nulla”…). Abbassa il volume, pfv. (dario paini ©)

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